lunedì 30 gennaio 2012

Il Settecento a Verona. La nobilà della pittura: Tiepolo, Rotari, Cignaroli. 30 gennaio 2012













Oggi, dopo l'inizio delle perizie per il caso BMP/Fav, ho visitato la mostra sul Settecento a Verona

La mostra è suddivisa in 8 sezioni tematiche:
Verona negli occhi e nella fantasia dei pittori
Gli "antefatti"
I nuovi protagonisti, Balestra e Maffei
Il laboratorio delle idee: modelletti grafici e pittorici
Ritratti
Teste di Fantasia, ritratti dell'anima
Verso il neoclassicismo
Verona e i Tiepolo



Il Settecento a Verona - Cultura artistica a Verona tra Sei Settecento
Il XVIII secolo portò in tutta Europa un mutamento nello stile architettonico e pittorico e anche a Verona vi furono dei cambiamenti. Progressivamente si assistette al superamento dello stile barocco e della sua cupezza, che a Verona non aveva mai riscosso particolare successo, avversato in particolare da Scipione Maffei, figura di riferimento del panorama culturale cittadino.Il fantasioso, fresco e sereno rococò di provenienza transalpina incontrò invece il gusto della committenza e maggiore adesione di pittori e architetti.Il rococò ebbe immediato successo a Venezia dove trovò il suo ambiente ideale. Verona, come già in passato con altre rivoluzioni stilistiche, orgogliosa del suo passato romano e medievale, preferì meditare sulle scelte artistiche e assorbirle secondo il suo gusto e personalità.Rinnovatore della pittura veronese a cavallo tra Seicento e Settecento fu Antonio Balestra (1666-1740), ancora legato alla cultura tradizionale, classicista e accademica, ma che introdusse a Verona una maggiore leggerezza rispetto al barocco, sia nelle opere con soggetto profano, sia in quelle a carattere sacro. In queste ultime in particolare si può cogliere il mutamento nella sensibilità artistica. Anche i santi, ai quali la drammaticità barocca aveva spesso imposto sofferenza e volti emaciati, diventano nelle tele del Balestra belli anche fisicamente, atletici e apparentemente privi di tormenti interiori.
Altra importantissima personalità artistica che animò e influenzò la pittura del primo Settecento è il francese Louis Dorigny (1654-1742), formatosi tra Roma e Venezia finì per stabilirsi a Verona. Il Dorigny fu pittore di grande successo, raccogliendo committenze importanti per dogi, patrizi veneziani (suoi alcuni degli affreschi interni per la Rotonda del Palladio a Vicenza) e abati.Quello del Dorigny è un rococò elegante, decorativo e scenografico con costruzioni pittoriche di grande teatralità e impatto visivo. I suoi soffitti decorati appaiono "sfondati" con audaci giochi architettonici di colonne, archi e logge su cui colloca i personaggi. A Verona, oltre alle opere in mostra, si possono ammirare meravigliose opere del Dorgny presso la Cappella dei Notai all'interno del Palazzo della Ragione, e al Museo degli Affreschi nonché in alcune chiese.
In questa sezione oltre: Autoritratto; Caduta della manna; Betsabea al bagno di Louis Dorigny; Autoritratto, Teti nella fucina di Vulcano; Sant''Ignazio dispensa grazie di Antonio Balestra; Madonna con il Bambino e i santi Girolamo e Sebastiano; Cena di Emmaus, di Simone Brentana.


Il Settecento a Verona - La Verona negli occhi e nella Fantasia dei Pittori
Nel Settecento comincia a cambiare il modo di guardare, considerare e rappresentare l'ambiente in cui si vive. Non è più sufficiente narrarlo enfaticamente come sfondo di racconti mitologici come aveva fatto la pittura rinascimentale e manierista, e lo stile barocco, che ama ambientazioni drammatiche in cui collocare santi, dei, eroi mitologici, sta completando il suo ciclo. Si incomincia a rappresentare l'ambiente nella sua forma storicamente definita.E' la nascita del vedutismo, un genere a se' stante i cui soggetti diventano i paesaggi e soprattutto le città. Il vedutismo settecentesco ci offre un'insestimabile e affascinante testimonianza della bellezza di Verona nel XVIII secolo, considerata all'epoca città d'arte a livello internazionale.



Il Settecento a Verona - I nuovi protagonisti della pittura
E' questa sicuramente la sezione più corposa della mostra "Il Settecento a Verona" è sicuramente. In essa sono raccolte le opere della seconda generazione di artisti rococò, con i quali questo genere pittorico raggiunge a Verona la sua maturità sia per quel che riguarda la committenza ecclesiastica, che per la committenza laica, la pittura di genere e la scultura.
Giambettino Cignaroli e Pietro Antonio Rotari
Sono i due protagonisti della seconda parte del secolo, di diversa origine e formazione ma che divennero grandi pittori di successo, non solo sulla scena veronese, ma in grado di trovare appassionati estimatori della loro opera nelle corti di mezza Europa. Giambettino Cignaroli, figlio di un mugnaio e allievo di Prunato, Dorigny e Balestra, Pietro Antonio Rotari, discendente di una nobile famiglia veronese, formatosi a Venezia, Napoli e Vienna fino a divenire pittore di corte dell'imperatrice di Russia Caterina II. Il Settecento, il secolo dei lumi, andava progressivamente riformando anche le rigide divisioni di classe dei secoli precedenti.
Il Cignaroli è un classicista in pieno rococò. Le sue pale d'altare sono caratterizzata da una quasi esasperata perfezione formale e tecnica, le figure sempre eleganti e luminose tanto che gli vennero commissionate da numerose chiese anche fuori dei confini veronesi arrivando fino alla corte spagnola. Con l'occasione della mostra "Il Settecento a Verona" è giunta dal museo del Prado di Madrid la spettacolare Madonna col Bambino l'angelo custode e i santi Lorenzo, Lucia, Antonio da Padova e Barbara. La grande pala fu commissionata al Cignaroli nel 1759 per il Palacio Real del la Granja de San Ildefonso a Segovia. Tale fu il prestigio di cui godette, l'imperatore Giuseppe d'Austria visitò il suo studio a Verona, che al Cignaroli fu affidata la fondazione e direzione dell'Accademia d'Arte di Verona. L'Accademia che esiste tutt'ora, porta ancora il suo nome.
Quasi contemporaneo del Cignaroli è Pietro Antonio Rotari, anch'egli in grado di realizzare dipinti sia di grande che di piccolo formato di grande eleganza formale e ritratti estremamente vivi ed espressivi che gli valgono committenze importanti come il Ritratto della principessa Elisabetta di Sassonia e della Principessa Cunegonda di Sassonia. Pietro Antonio Rotari finirà i suoi giorni ricco e ammirato, in un modo misterioso presso la corte dell'imperatrice di Russia Caterina II. La mostra il Settecento a Verona presenta un'ulteriore sezione di ritratti di questo importante protagonista della storia dell'arte veronese.
La Pittura di Genere di Marco Marcola
La mostra "il Settecento a Verona, la nobiltà della pittura", permette inoltre di riscoprire un singolare quanto entusiasmante pittore di genere: Marco Marcola, a volte definito il Pietro Longhi di Verona.Egli è presente alla mostra con due sorprendenti ovali, due "fotografie" dettagliatissime della vita quotidiana nella Verona del Settecento. Nella prima uno spettacolo della commedia dell'arte rappresentato all'interno dell'arena. Nell'altro una scena di saltimbanchi per le vie della città. Sono opere di grande vitalità, ricche di scene nella scena che ci mostrano gli usi, i costumi, le abitudini, le manie dei veronesi del XVIII secolo. Un'altra sua opera presente in mostra è una rappresentazione del "Bacanal de Gnocco", la sfilata del tradizionale carnevale veronese che ancora oggi si ripete ogni anno il venerdì grasso.
Scultura del Settecento a Verona
In una mostra sull'arte del Settecento a Verona non poteva mancare una sezione dedicata alla scultura con due splendide statue realizzate in tufo locale probabilmente da Domenico Muttoni per li palazzo Zavarise, Mariotto-Ronca. Anche nella scultura, lo stile veronese fu caratterizzato da una grande correttezza ed eleganza formale che si coniugava con una caratteristica torsione dei corpi ancora di derivazione seicentesca, un calibrato bilanciamento dei pesi che invita lo spettatore a guardare l'opera da più lati. Le statue rappresentano Pomona, dea dei frutti e Cerere, divinità delle messi, simmetriche e speculari.Altri esempi di scultura a Verona nel XVIII secolo sono un meraviglioso San Giuseppe di Diomiro Cignaroli, le sculture bronzee dei santi Fermo e Rustico, e il Martirio di Sant'Arcadio di Angelo Sartori.Completano questa sezione due divertenti sculture di nani, tema molto diffuso nel settecento e che trova nelle scultura di villa Valmarana a Vicenza il suo più illustre esempio.
In questa sezione oltre: Santa Maria Maddalena penitente; Pan e Siringa; L'arrivo di Erminia tra i pastori; Natività di Maria; Alessandro e Rossane; Viigilanza di Pietro Antonio Rotari; Betsabea al bagno; La Madonna col Bambino appare a san Gaetano da Thiene; Verona rende omaggio alla Vergine; San Giuseppe da Copertino vola verso la statua dell'Immacolata; Pomponio Secondo riceve gli onori trionfali; La Madonna col Bambino l'angelo custode e i santi Lorenzo, Lucia, Antonio da Padova e Barbara; Angelica e Medoro; Danae; Leda e il cigno; La Madonna col Bambino e san Tommaso da Villanova; Redentore con i santi Egidio, Gaetano da Thiene, Francesco di Sales e le anime del Purgatorio di Giambettino Cignaroli - Prudenza; Mundi vetus recens: hinc posterum unversale systema , di Felice Boscarati - Commedia dell'arte in Arena; Spettacolo di strada di Marco Marcola



Il Settecento a Verona - L'Affresco del Tiepolo per Palazzo Canossa
Uno dei momenti più entusiasmanti della mostra "Il Settecento a Verona, la nobiltà della pittura", sarà la ricostruzione virtuale del Trionfo di Ercole, opera di Gianbattista Tiepolo realizzata nel 1761 per palazzo Canossa a Verona. L'immensa superficie affrescata, 14 metri per 8, crollò nell'ultimo giorno della Seconda Guerra Mondiale per l'Italia, il 25 aprile 1945,. I nazisti infatti, nonostante gli appelli e le garanzie fornite dalle autorità cittadine, nel lasciare Verona minarono tutti i ponti e li fecero saltare nella speranza che ciò avrebbe loro garantito una più sicura ritirata verso la Germania. Non venne risparmiato nemmeno il ponte romano di Verona, Ponte Pietra, e uguale triste sorte toccò al ponte Scaligero di Castelvecchio. L'esplosione fu di tale potenza che molti furono i danni subiti dagli edifici limitrofi, tra cui il sanmicheliano palazzo Canossa.La meravigliosa opera del Tiepolo si distaccò dal supporto in cannucciato e precipitando sul pavimento si sbriciolò in migliaia di frammenti che vennero raccolti con amorevole cura in alcune casse dove ancora oggi si trovano conservati. Nei tumultuoso e drammatico ultimo periodo di guerra, proprio temendo un danneggiamento dell'affresco, era stato eseguito un rilievo fotografico in bianco e nero. Proprio sulla base di queste immagini è stato oggi effettuata la ricostruzione virtuale che verrà presentata alla mostra sul Settecento a Verona. Grazie all'analisi dei pigmenti usati da Gianbattista Tiepolo, è stato quindi possibile creare una riproduzione virtuale di come l'affresco poteva apparire nello splendore della sua colorazione originale.L'opera ricostruita del Tiepolo sarà quindi uno delle opere più interessanti dell'allestimento espositivo presso il Palazzo della Gran Guardia.Assieme alla riproduzione in scala ridotta del soffitto del salone di palazzo Canossa, in mostra saranno presenti anche gli ovali affrescati delle sovraporte, staccati e montati su pannelli mobili. In essi sono rappresentate una serie di personificazioni allegoriche delle virtù e sono stati collocati all'interno degli spazi del palazzo della Gran Guardia, come sono effettivamente posizionati ancora oggi nel palazzo.A completamento della "sala del Tiepolo" vi saranno anche alcuni frammenti originali dell'afresco di palazzo Canossa, ricomposti in una sorta di puzzle che permette di apprezzare la straordinaria tecnica del grande maestro veneziano.
La speranza è che sulla spinta della mostra "Il Settecento a Verona" si possa avviare un'opera di ricostruzione dell'opera utilizzando i frammenti originali dello strato pittorico. Si utilizzerebbe in questo caso una tecnologia simile a quella impiegata per il restauro della basilica di San Francesco ad Assisi danneggiata dal terremoto del 1997. Con l'ausilio di moderni programmi computerizzati per la mappatura delle sfumature cromatiche è stato infatti possibile il riposizionamento di centinaia di migliaia di frammenti di intonaco anche di dimensioni microscopiche.

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