sabato 15 gennaio 2011

Nairobi. On the road. 6th January 2011









Nairobi. Trash. 6th January 2011




Kenya Masai Mara. January 2011



New York. October 2010




Barcelona and Gaudi. November 2010

















Genova Il bacio di Hayez



I saw, probably for the first time, Il bacio by Hayez and I found out there are 3 realeses of the picture with different colours according the link between Italy and other countries
The original (BRERA) show the woman with a blue dress, as a sign of the agreement between Italy and Austria
A second picture (the one exhibited in Genova) has the white dress, since Italy is indipendent

From Wikipedia

Il bacio è un olio su tela di 112 × 88 cm, realizzato da Francesco Hayez nel 1859 e conservato a Milano nella Pinacoteca di Brera.
Oltre questo dipinto, l'artista realizzò tre repliche con lo stesso soggetto, delle quali due versioni sono in collezioni private ed un'altra, in cui il vestito della donna è bianco, fu realizzata nel 1861 per la famiglia Mylius ed è stata venduta all'asta il 12 novembre 2008 da Sotheby's a Londra.

In questo quadro l'autore riunisce le principali caratteristiche del romanticismo storico italiano, ovvero un'assoluta attenzione verso i concetti di naturalezza e sentimento puro (l'amore individuale verso gli ideali risorgimentali). Ciò che colpisce immediatamente l'osservatore è l'enorme sensualità che scaturisce dall'abbraccio dei due amanti. Per la prima volta viene espresso in un quadro un bacio passionale e carico di emotività.
Questo legame è tanto forte che riesce ad annullare ogni contrasto, come quello del freddo celeste della veste della donna (Francesca) e del colore caldo dell'abito dell'uomo (Paolo, il quale ha le gambe posizionate in modo tale da assecondare la sensuale inclinazione del corpo femminile). L'uomo mentre bacia la sua amata, appoggia la gamba sul gradino: Hayez comunica, con questo particolare, l'impressione che egli se ne stia andando, e dà più enfasi al bacio. La scelta dell'artista di celare i volti dei giovani conferisce importanza all'azione e le ombre che si possono scorgere dietro al muro, nella parte sinistra del quadro, indicano un eventuale pericolo. È però da non dimenticare il reale significato storico dell'opera, infatti Hayez attraverso i colori (bianco della veste, il rosso della calzamaglia, il verde del cappello e del risvolto del mantello e infine, l'azzurro dell'abito della donna) vuole rappresentare l'alleanza avvenuta tra l'Italia e la Francia (accordi di Plombières). Bisogna ricordare che questo quadro venne presentato all'Esposizione di Brera del 1859, a soli tre mesi dall'ingresso di Vittorio Emanuele II e Napoleone III a Milano.





L'intera scena, a giudicare dagli abiti e dall'architettura, si svolge in un'ambientazione medioevale, ma in realtà è del tutto immersa nel presente a causa del significato e del soggetto iconografico (il bacio) del tutto nuovo.
Inoltre quest'opera esprime, non solo il concetto sentimentale, ma crea all'interno dell'opera un vero e proprio spazio intimo di coinvolgimento emotivo dell'osservatore; la presenza di mistero legata alla figura in penombra dell'androne non appare primaria alla visione globale, in quanto l'osservatore viene catturato dall'intensità degli amanti che sono posizionati sull'asse di simmetria.
Riassumendo, Hayez con quest'opera vuole trasmettere il senso di amore, di desiderio e il senso di irrequietezza popolare per quello che poi sarà il Regno d'Italia.


From Sotheby's


Sotheby’s mette all’asta una delle quattro versioni de Il bacio, dipinto realizzato nel 1861 da Francesco Hayez.Il quadro, la cui più celebre versione è custodita a Milano nella Pinacoteca di Brera, arriva da una collezione privata tedesca e sarà battuto dalla casa d’aste londinese il prossimo 12 novembre, con una stima di 400-600mila sterline (505-760mila euro).
Rispetto al Bacio esposto a Brera, del 1859, la versione che andrà all’asta mostra la donna con un abito bianco anziché celeste, per indicare uno dei tre colori della bandiera italiana.Commissionata da Federico Mylius, discendente di Enrico, celebre mecenate milanese, è una delle composizioni di Hayez più importanti e una chiara allusione a Romeo e Giulietta di Shakespeare e ai manzoniani Renzo e Lucia.





From Sotheby's (after the bid)
Vi avevamo annunciato l’asta organizzata da Sotheby’s di una della 4 famosissime versioni del Bacio di Francesco Hayez.
Battuto all’asta il 12 novembre per la cifra mozzafiato di 957.927 euro il quadro ha superato di gran lunga la stima di partenza di 500/700mila euro.







LOT 109

PROPERTY OF A GERMAN PRIVATE COLLECTOR
FRANCESCO HAYEZ
ITALIAN, 1791-1881
IL BACIO

signed Fran Hayez Veneziano / fece 1861 d' anni 70 lower left
oil on canvas


400,000—600,000 GBP
Lot Sold. Hammer Price with Buyer's Premium: 780,450 GBP

measurements
125 by 94.5cm., 49¼ by 37¼in.


Description
signed Fran Hayez Veneziano / fece 1861 d' anni 70 lower left

oil on canvas


PROVENANCE
Federico Mylius, Genoa (commissioned from the artist; the Italo-German collector Mylius,1826-1897, was descended from the famous Milanese patron of the arts, Enrico Mylius)
Purchased by the present owner from the descendants of Federico Mylius in 1973


EXHIBITED
Paris, Exposition Universelle, 1867
Mantua, Fruttiere di Palazzo Te, La Nazione Dipinta: Storia di una famiglia tra Mazzini e Garibaldi, 2007-2008, no. 14, illustrated in the catalogue


LITERATURE AND REFERENCES
Elenco manoscritto, Quadri sorici ed allegorici, no. 189, n.d. (Hayez's handwritten inventory of his work), Biblioteca Nazionale Braidense, Milan
Catalogue d'objets d'art et de curiosité formant la galerie de Mr Mylius de Gènes, Rome, 5 November 1879, p. 20 (as Le Baiser)
Giulio Carotti, ed., Francesco Hayez, Le mie memorie, Milan, 1890, p. 281, mentioned
Sergio Coradeschi, L'opera completa di Hayez, Milan, 1971, no. 313d., listed
Fernando Mazzocca, Francesco Hayez. Catalogo Ragionato, Milan, 1994, p. 336, no. 343 (erroneously illustrated as no. 342 and catalogued with incorrect dimensions)



CATALOGUE NOTE

Il Bacio is both one of the most enduring and poignantly symbolic of images of Italian ottocento painting, drawing on historical and literary references to express not only a timeless romantic vision but the very spirit of Italy itself. Since its creation, the composition has remained an icon of the Italian Risorgimento, the process of unification that consumed the Italian peninsula for most of the nineteenth century and resulted in the birth of a nation in 1861. The embracing couple, with its clear allusions to Shakepeare's Romeo and Juliet or Manzoni's fated Lucia and Renzo, whose love prevails against all odds, becomes the symbol of Italian nationhood, victorious over internal conflict and foreign domination.

The present painting post-dates the earliest, unsigned, version in Milan's Brera Museum by two years. The latter was shown in Milan at the Esposizione Dell'Accademia di Brera in September 1859 at the height of the Risorgimento, three months after the arrival in the city of Vittorio Emanuele II (the future king of a united Italy) and Napoleon III, joint commanders of the Franco-Sardinian Alliance that had expelled the Austrian forces at the Battle of Solferino earlier that year. The painting immediately captured the public's imagination and admiration, conveying as it did the spirit of national hope with its passionate embrace of lovers united. Significantly, in the present version, painted the year unification became reality, Hayez subsitutes the blue dress of the Brera picture for a white one, so that the embracing couple's intertwining costumes form the colours of the Italian tricolore.

Hayez clearly considered Il Bacio as one of his most important compositions, returning to the subject several times after 1859. There are four documented versions: the Brera picture; the present work; a smaller version in a private collection in Turin (Mazzocca no. 344), which was donated by the painter to the family of Carolina Zucchi, his model and lover; and a fourth version measuring 117 by 80 cm. (Mazzocca, no. 342, wrongly illustrated as the present work and with the wrong dimensions), showing the girl wearing a blue dress and with a white drape lying on the steps at the couple's feet, which was offered at Sotheby's New York on 7 May 1998.

Il Bacio is distinguished by its impeccable Mylius family provenance. Enrico Mylius was a prosperous German banker who moved from Frankfurt to Milan in 1792, and be

PROVENANCE
Federico Mylius, Genoa (commissioned from the artist; the Italo-German collector Mylius,1826-1897, was descended from the famous Milanese patron of the arts, Enrico Mylius)
Purchased by the present owner from the descendants of Federico Mylius in 1973


EXHIBITED
Paris, Exposition Universelle, 1867
Mantua, Fruttiere di Palazzo Te, La Nazione Dipinta: Storia di una famiglia tra Mazzini e Garibaldi, 2007-2008, no. 14, illustrated in the catalogue


LITERATURE AND REFERENCES
Elenco manoscritto, Quadri sorici ed allegorici, no. 189, n.d. (Hayez's handwritten inventory of his work), Biblioteca Nazionale Braidense, Milan
Catalogue d'objets d'art et de curiosité formant la galerie de Mr Mylius de Gènes, Rome, 5 November 1879, p. 20 (as Le Baiser)
Giulio Carotti, ed., Francesco Hayez, Le mie memorie, Milan, 1890, p. 281, mentioned
Sergio Coradeschi, L'opera completa di Hayez, Milan, 1971, no. 313d., listed
Fernando Mazzocca, Francesco Hayez. Catalogo Ragionato, Milan, 1994, p. 336, no. 343 (erroneously illustrated as no. 342 and catalogued with incorrect dimensions)

CATALOGUE NOTE
Il Bacio is both one of the most enduring and poignantly symbolic of images of Italian ottocento painting, drawing on historical and literary references to express not only a timeless romantic vision but the very spirit of Italy itself. Since its creation, the composition has remained an icon of the Italian Risorgimento, the process of unification that consumed the Italian peninsula for most of the nineteenth century and resulted in the birth of a nation in 1861. The embracing couple, with its clear allusions to Shakepeare's Romeo and Juliet or Manzoni's fated Lucia and Renzo, whose love prevails against all odds, becomes the symbol of Italian nationhood, victorious over internal conflict and foreign domination.

The present painting post-dates the earliest, unsigned, version in Milan's Brera Museum by two years. The latter was shown in Milan at the Esposizione Dell'Accademia di Brera in September 1859 at the height of the Risorgimento, three months after the arrival in the city of Vittorio Emanuele II (the future king of a united Italy) and Napoleon III, joint commanders of the Franco-Sardinian Alliance that had expelled the Austrian forces at the Battle of Solferino earlier that year. The painting immediately captured the public's imagination and admiration, conveying as it did the spirit of national hope with its passionate embrace of lovers united. Significantly, in the present version, painted the year unification became reality, Hayez subsitutes the blue dress of the Brera picture for a white one, so that the embracing couple's intertwining costumes form the colours of the Italian tricolore.

Hayez clearly considered Il Bacio as one of his most important compositions, returning to the subject several times after 1859. There are four documented versions: the Brera picture; the present work; a smaller version in a private collection in Turin (Mazzocca no. 344), which was donated by the painter to the family of Carolina Zucchi, his model and lover; and a fourth version measuring 117 by 80 cm. (Mazzocca, no. 342, wrongly illustrated as the present work and with the wrong dimensions), showing the girl wearing a blue dress and with a white drape lying on the steps at the couple's feet, which was offered at Sotheby's New York on 7 May 1998.

Il Bacio is distinguished by its impeccable Mylius family provenance. Enrico Mylius was a prosperous German banker who moved from Frankfurt to Milan in 1792, and became one of the city's foremost patrons of the arts and literature. He was an influential philanthropist who travelled in intellectual circles comprised of leading lights of the day such as Wolfgang Goethe and Alessandro Manzoni. Mylius championed sculptors such as Pompeo Marchesi and Bertel Thorvaldsen, endowed a prize for painting at the Reale Accademia di Belle Arti di Brera in Milan, and was a lifelong supporter of Francesco Hayez. His descendant, Federico Mylius, who according to Hayez's own inventory manuscript commissioned the present painting, shared Enrico's passion for Hayez's work, and Il Bacio was a prized work in his collection that remained in the Mylius family until its sale in 1973 to the present owner.

Genova Mediterraneo da Courbet a Monet a Matisse


Genova 6 december 2010

Mediterraneo
da Courbet a Monet a Matisse
Palazzo Ducale, Appartamento del Doge
27 novembre 2010 - 1 maggio 2011

Dipingere il mare, la sua vastità, l’idea che dell’infinito e tuttavia anche della prossimità vi s’inscrive, è cosa che nel XIX secolo assume una rilevanza difficilmente dimenticabile.
Se a nord sono le visioni fortemente spirituali di Friedrich o le tempeste baluginanti e magmatiche di Turner, a sud la costa del Mediterraneo, e naturalmente il suo immediato entroterra provenzale, sono il punto d’incontro di più generazioni di pittori francesi, sicuramente cinque, che dall’ambito del classicismo prima e del realismo poi, si tendono fino alla dissoluzione del colore nella materia mirabile di Bonnard quasi al confine con la metà del XX secolo.

La mostra di Palazzo Ducale vuole studiare, facendo ricorso a circa 80 dipinti provenienti da musei e collezioni di tutto il mondo, questo itinerario magico dentro il colore, che a Van Gogh fece così scrivere: «Colore cangiante, non sai mai se sia verde o viola, non sai mai se sia azzurro, perché il secondo dopo il riflesso cangiante ha assunto una tinta rosa o grigia.»
Eppure la costa del Mediterraneo francese si impose con notevole ritardo nella percezione che i pittori avevano del paesaggio in quell’inizio di XIX secolo, proprio nel momento in cui Pierre-Henri de Valenciennes pubblicava il suo celebre trattato sulla rappresentazione della natura. Perdurava l’idea che la nozione del Mediterraneo fosse stretta al senso dell’antichità e in primo luogo alla romanità. Per cui il riferimento alla coste italiane, quali luoghi deputati di questo riandare all’antico, dominava la pittura. Un contributo fondamentale a un primo cambiamento, dopo i quadri settecenteschi di Vernet e Robert da cui la mostra prende le mosse, venne da Camille Corot, che dopo un breve transito in Provenza nel 1834, ritornò due anni più tardi assieme all’amico pittore Prosper Marilhat, così da dipingere alcune vedute della zona di Avignone assai significative. A questo tempo del realismo si possono certamente ascrivere anche le opere di Félix Ziem e di Émile Loubon, con i loro quadri realizzati attorno a Marsiglia, Antibes e Nizza.
Così come quelli di Paul Guigou e Adolphe Monticelli, ovviamente assieme a quelli meravigliosi di Gustave Courbet specialmente dipinti dal piccolo villaggio di pescatori di Palavas, nella zona di Montpellier. A questo primo tempo della mostra ne succede un secondo, quello in cui alcuni grandi dell’impressionismo danno conto, in molti quadri sublimi, delle loro visite, o lunghi soggiorni, in Provenza e lungo la costa del Mediterraneo. Da Cézanne a Monet, da Renoir a Boudin a Van Gogh. Cézanne che dagli anni settanta coltiva quello spazio, sia esso il mare o il bosco, come la nascita di una continua, sempre nuova bellezza. Renoir che proprio vicino a Cézanne dipinge, tra 1882 e 1883, scorci bellissimi di natura. E ancora i due soggiorni di Monet net (presente in mostra con una decina di opere) nel 1884 a Bordighera e nel 1888 tra Antibes e Menton, quando il mare è come un tappeto di pietre preziose.
E poi i due anni provenzali di Van Gogh. Anni cui seguono immediatamente quelli del post impressionismo, che hanno soprattutto in Signac tra Saint-Tropez e Antibes la loro punta di diamante. Ma anche Van Rijsselberghe, Cross, Valtat, Guillaumin, Manguin, Camoin solo per dire di alcuni. E dentro una luce precipuamente francese stanno quei quadri che Edvard Munch dipinse a Nizza, nel corso di un periodo di convalescenza, tra 1891 e 1892, quadri quasi tutti in mano privata. La sezione dedicata alla pittura dei Fauves è certamente significativa, con quadri di autori quali Matisse, Derain, Marquet, Braque, Friesz, Dufy, in quel loro indicare come il Mediterraneo, soltanto pochi decenni dopo, sia cosa quasi completamente diversa rispetto alle visioni di Courbet. Già pienamente dentro la modernità di un secolo che si veniva appena aprendo. E che nella regione provenzale, e sulle rive del Mediterraneo, proseguirà con gli esempi in mostra di Felix Vallotton, Chaïme Soutine e Pierre Bonnard, il pittore che più di ogni altro ha saputo consegnare la strabiliante lezione di Monet al secolo nuovo.